Questo libro nasce dalla volontà dell’Associazione “La Specola delle idee” di Padova di far conoscere la ricerca effettuata in questi ultimi anni dalla Fondazione Orchestra di Padova e del Veneto (OPV) per trovare una soluzione logistica piú adeguata per la propria sala prove. «La ricerca – spiega Paolo Giaretta, vicepresidente della Fondazione – si è esercitata in diverse direzioni con una esplorazione che è partita da una suggestione fondamentale: riconvertire a servizio della cultura musicale luoghi e manufatti cittadini bisognosi di una nuova identità. Con una duplice finalità: restaurare e riaprire a un uso pubblico beni architettonici che hanno avuto un significato nella storia culturale della città e inserire maggiormente la produzione musicale nel tessuto cittadino».
«Aprire la mente e il cuore verso l’altro da sé – sottolinea l’architetto Ivan Iobstraibizer, curatore della pubblicazione insieme all’arch. Nadia Filippi – è proprio l’atteggiamento assunto dall’OPV, consapevole che il soddisfacimento delle esigenze di un’orchestra non è solo una questione tecnico-funzionale ma riguarda le relazioni con la propria città, rappresentandone il patrimonio estetico-educativo che contribuisce alla costruzione di una comunità migliore» I progetti sui quali si è concentrata la ricerca hanno coinvolto quattro spazi urbani della città di Padova: l’ex Cinema Excelsior in vicolo Santa Margherita, l’area dell’ex Castello Carrarese, l’ex Oratorio di Santa Maria delle Grazie in via Cavalletto, l’ex Caserma Prandina.
Questi studi sono «testimonianza di una suggestiva e scrupolosa analisi rivolta a importanti parti ed edifici storici della città, indagati – afferma Paolo Benini, presidente de “La Specola delle Idee” – per provvedere a un possibile e necessario restauro perseguendo un duplice obiettivo: la trasformazione della città come intervento di riqualificazione urbana; il progetto di architettura come strumento di indagine capace di restituire nuovi e misurati significati al costruito esistente». Naturalmente, riconosce Paolo Giaretta, «sono decisioni che spettano ai reggitori della città […] mentre è dovere dei produttori di musica indicare ciò che servirebbe […] e segnalare che la giusta ambizione di essere città capitale della cultura deve portare a considerare la musica un elemento essenziale di questa ambizione e dotarsi perciò delle infrastrutture necessarie».
Come nella musica, anche nella città, conclude Ivan Iobstraibizer, «permanenze e modificazione impongono di ritornare a progettare il presente; l’intento è rivelare e cambiare il quotidiano attraverso l’immaginazione concreta, non intesa come via di fuga o sublime inutilità estetica ma come «quell’utopia che – scrive Robert Musil – ha pressappoco lo stesso significato di possibilità».
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